domenica 31 gennaio 2021
La poesia dell'anima: Musica
lunedì 25 gennaio 2021
Amicizia
AMICIZIA
In questo momento della mia vita mi trovo in una situazione particolare: sono davanti all’ingresso di una nuova strada che fa parte del mio continuo percorso in costruzione che devo prendere. Di conseguenza, spesso mi piace girarmi indietro per riconoscere, rivivere e guardare con occhi diversi e più maturi ogni particolare che mi ha consentito di arrivare dove sono ora. Pensare adesso a tutto ciò che mi ha portata qui è per me motivo di grande soddisfazione, perché io stessa sono il prodotto di tutto quello che mi ha influenzata, e anche di gioia per la fortuna che ho avuto su certi aspetti. Per questo, oggi vorrei riflettere su un valore fondamentale che ha migliorato nel più bel modo possibile il mio ultimo lustro di vita: l’amicizia. Sono entrata alle superiori che avevo quattordici anni. Ero una bambina, confusissima, che stava cercando di costruire la propria personalità da brava adolescente. È l’età dove si cercano i riferimenti, dove ci si aggrappa a persone famose, agli amori, ma in cui non si riesce mai ad aggrapparsi a se stessi. Io ho avuto un percorso molto buio, molto difficile perché sono molto profonda e sensibile. In più, spesso mi sono sentita estranea alla realtà perché mi sembrava di sentire troppo rispetto a quello che vedevo negli altri. Mi sentivo troppo matura o semplicemente non capivo se fossi effettivamente un pezzo in più rispetto alla realtà che vedevo o se fosse una impressione mia. Tuttavia, ho trovato un qualcosa di impagabile che mi riportava sempre alla realtà quando volavo nella realtà immaginaria e solo mia del mondo della mia mente: i miei amici. Sono entrata in classe in prima senza conoscere nessuno, ero totalmente isolata. Poi, il caso ha voluto che con un cambio di posti fatto dai professori io mi ritrovassi vicina a tutte quelle che poi sono diventate le mie sette migliori amiche. Ho trovato un gruppo che, non avendo mai avuto delle amicizie così sincere prima, non pensavo fosse possibile instaurare. Loro mi sono sempre state vicine. Nelle crisi con me stessa, anche se avevano paura di parlarmene, erano lì, me lo dimostravano sempre. L’anno in cui notarono che ero caduta in una grande crisi mi realizzarono addirittura un video con tutti i miei amici che mi ricordavano quanto mi volessero bene. Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse considerarmi in questo modo. In quel momento rimasi talmente sconvolta da non riuscire quasi a parlare nei giorni successivi. Questo perché per la prima volta nella mia vita sentì una sensazione meravigliosa, forse una delle più belle che io abbia mai provato: non mi sentivo sola. Spesso ho sentito dire che questi sono gli anni più duri perché si inizia a costruire la propria persona seriamente, ma anche i migliori proprio perché si scoprono sensazioni immense e affascinanti come questa, le quali possono migliorare le qualità della nostra vita. Io posso assolutamente confermarlo. In questi anni i miei amici quando non stavo bene venivano a casa mia a sorpresa. Ripensandoci e riagganciandomi al discorso delle nuove sensazioni, mi viene in mente che alle medie non avrei mai potuto immaginare che delle persone potessero amarmi in questo modo, e che io potessi amare loro così. Non avrei mai immaginato che il sentimento dell’amore, in questo caso dell’affetto e platonico, potesse essere così bello. Pensavo che sarei sempre riuscita a cavarmela da sola. Nessuno mi voleva così bene, quindi io potevo bastarmi e non avevo bisogno di niente. Tuttavia, dopo ho avuto l’occasione di rendermi conto di quanto la vita possa migliorare avendo le persone giuste al tuo fianco. Ora usciamo adulte, ma siamo sempre vicine. Abbiamo passato i peggiori momenti insieme, ci siamo viste crescere e ci siamo sostenute. Le vedo cambiare ogni giorno davanti ai miei occhi e penso sempre a quanto io possa essere fortunata a poterci essere. Spero davvero che tutte possano rimanere con me per il maggior tempo possibile sul mio percorso, e sono onorata di poter varcare questo nuovo ingresso accompagnata da loro.
giovedì 14 gennaio 2021
5-B
Quest’anno
sono in quinta superiore. Sicuramente, guardando la me degli anni passati so
che un ultimo anno di superiori del genere non se lo sarebbe mai potuto
immaginare. Mi ricordo quando alle elementari cercavo di immaginare come sarei
stata da più grande, gli amici che avrei avuto e i posti che avrei visitato a diciotto
anni, dato che i film sugli adolescenti lasciano molto su cui sognare. Anche se
questo non è stato possibile completamente per questa situazione del Covid,
almeno so che quando sarà tutto finito cercherò di recuperare le occasioni
passate e riuscirò a godermele ancora di più.
Ora sono in
didattica a distanza da fine ottobre. Almeno, quell’ultimo giorno di scuola del
primo quadrimestre in presenza per me liceale sono riuscita a sfruttarlo al
massimo. Io e i miei compagni siamo riusciti a salutarci essendo consapevoli
del fatto che non avremmo saputo con sicurezza quando e se saremmo tornati.
Abbiamo scherzato, ci siamo goduti quei momenti di persona e all’uscita,
lontani dalla scuola, ci siamo fatti anche foto e video per ricordo.
Sicuramente
è stato totalmente diverso rispetto all’ultimo giorno di febbraio: ora ci siamo
adattati e abituati alla situazione, siamo più coscienti, responsabili e
realisti. Proprio per questi motivi sono felice di aver passato un bell’ultimo
giorno.
Da casa, la
scuola è ovviamente molto diversa. In più, quest’anno mi ritrovo anche nel
periodo in cui devo scegliere che università fare e soprattutto prepararmi per
l’esame di ammissione. Non avrei mai potuto pensare che tutto questo sarebbe
successo direttamente da casa mia, gli open day, le interrogazioni e le
verifiche. Effettivamente a pensarci sembra una cosa assurda, che tuttavia è
diventata la mia normalità. Rispetto a febbraio, inoltre, mi trovo molto meglio
perché mi sono abituata e per questo sono molto più tranquilla. Il fatto di
essere entrati in una situazione nuova che non sapevo come gestire mi
disorientava, ma ora è tutto diverso ed io ne sono più consapevole.
Così, mi
ritrovo a dividere le mie giornate tra didattica a distanza, compiti, le mie
passioni ed esercizi preparatori per l’università. Ora che quest’anno devo
pensare anche a questa, mi sento molto più cresciuta rispetto agli anni scorsi:
al liceo sono maturata tantissimo, non pensavo che sarei riuscita a plasmare e
ad ampliare in questo modo i miei ragionamenti ed il mio modo di pensare. Per
questo motivo sono molto soddisfatta, dato che a livello mentale mi sento molto
più adulta. Tuttavia, questo è un’arma a doppio taglio: se da un lato sono contenta,
dall’altro inizio a sentirmi “stretta” dal liceo, come è normale che sia dato
che l’anno prossimo dovrò cambiare scuola. Allo stesso tempo, se fosse
possibile mi piacerebbe potermi fermare e rivivere questi cinque anni che hanno
racchiuso una mia crescita importantissima, le mie nuove prime esperienze,
gite, viaggi e persone meravigliose che hanno colorato la mia vita. Per ogni
anno che trascorrevo diventavo una persona totalmente diversa, in continua
evoluzione. La parte migliore è che, nonostante questo cambiamento continuo che
non caratterizza solo me ma anche i miei coetanei, io e i miei amici siamo
sempre stati in grado di rimanere ognuno al proprio fianco.
La parte che
più mi dispiacerà sarà non vederli a scuola, anche se rimarremo comunque uniti.
Io considero le tappe della mia vita come i capitoli di un libro che devo
ancora leggere: sto finendo un capitolo magnifico che mi ha portato tanta gioia
e difficoltà, personaggi che non avrei mai neanche potuto delineare a mente.
Tuttavia, ho ancora molti capitoli da leggere e so che anche che mi affezionerò
a loro come a quello del mio attuale presente, e che saranno in grado di
portarmi molte sorprese.
giovedì 7 gennaio 2021
Sono Ambra
Ciao! Sono
Ambra, ho diciotto anni e vivo sul mare, tra Rimini e Ravenna.
In questo momento della mia vita sto convivendo con una
pandemia e ricordando una parte della mia adolescenza che non avrei mai
immaginato: l’esistenza tra quattro muri in quarantena. Da febbraio la mia
routine è stata totalmente capovolta ed io, come tutti, mi sono ritrovata in
casa a dover costruire le mie giornate in modo totalmente diverso. Prima davo
tutto per scontato e agivo in maniera meccanica: mi svegliavo, prendevo
l’autobus, arrivavo davanti a scuola per chiacchierare un po’ con i miei amici
e poi seguivo le mie lezioni. Uscita, chiacchiere con gli amici, autobus, casa,
studio. Nella mia ora di tragitto di andata e ritorno ascoltavo la musica e mi
perdevo tra i miei pensieri scolastici e adolescenziali.
Da gennaio dell’anno scorso avevo iniziato ad uscire il
sabato sera: andavo quasi sempre al Rock Planet di Cervia, la mia discoteca
preferita, con le mie amiche. Adoravo quelle serate perché eravamo molto
tranquille, andavamo soprattutto a quelle anni 90 perché amiamo quel tipo di
musica. C’era poca gente, lo staff era simpaticissimo, eravamo un bel gruppo e
riuscivamo a passare del tempo senza inconvenienti spiacevoli che ci regalava
spensieratezza e tranquillità, oltre a delle meravigliose e sincere risate. Non
ero mai stata un’amante della discoteca prima e forse non lo sono neanche ora,
ma se potessi rivivere quei momenti sceglierei di rifarlo mille volte, dato che
diventarono il mio passatempo preferito in compagnia.
Così, sabato 22 febbraio eravamo lì, travestite per la serata a tema carnevale, che ballavamo in modo indecente e scherzavamo. Ad un certo punto mi arrivò un messaggio sul gruppo di classe che diceva che la nostra prossima gita poteva saltare a causa Coronavirus e che il Governo avrebbe deciso lunedì: non potevo essere più confusa. I giorni precedenti avevo sottovalutato la situazione, ero fiduciosa, pensavo che mettendo in quarantena quei pochi casi si sarebbe risolto tutto.
Da lunedì rimasi a casa da scuola. “Va beh, mi dispiace ma
tanto tra una settimana torniamo” pensavo. Le settimane si fecero due e ancora
ci speravo.
Non prendevo più l’autobus, non vedevo più i miei amici e non
facevo più lezione, almeno per le prime poche settimane. Iniziammo a fare le
videochiamate. Il 9 marzo, proprio mentre ne stavamo facendo una, una disse che
Conte stava parlando in tv. In ogni canale c’era lui: tutta Italia fu dichiarata
zona rossa.
Iniziai a vedere passare tutti i miei giorni in modo uguale.
Guardavo sempre fuori dalla stessa finestra, vedevo arrivare la primavera.
Invidiavo persino il paesaggio, perché lui poteva cambiare alla luce del sole e
io no. Potevo solo guardare, mentre il mio tempo in quarta superiore passava
senza darmi la possibilità di sfruttare ogni attimo. Non sentivo più gli
abbracci e le carezze. Mi mancavano tutti i minuti di viaggio verso scuola che
avevo sprecato distraendomi e ogni canzone che avrei voluto riascoltare lì. Mi
pentivo di ogni volta in cui, alla mattina, ero scontrosa perché stanca e non
mi godevo abbastanza quei momenti di compagnia. Ma soprattutto, una era la cosa
che mi dava più fastidio: l’aver passato l’ultimo giorno di scuola senza sapere
che fosse l’ultimo. Non avevo salutato la mia aula, la mia classe, i giri per i
corridoi con gli amici. Non li avevo abbracciati abbastanza. Non avevo idea del
fatto che li avrei rivisti solo a giugno ma distanti, senza poterli toccare. Mi
ritrovai in casa, alla sera, alla fine di quelle pesanti giornate, ad ascoltare
la musica chiudendo gli occhi e immaginando che tutto ciò non fosse mai
iniziato. Se chiudevo gli occhi ero a scuola, all’intervallo, che gironzolavo.
Bevevo il mio caffè con tutte le persone che amo, mi stancavo a lezione e poi
uscivamo.
Il tempo in casa fu molto duro: non è semplice per un
adolescente convivere con se stesso. La mente è continuamente tempestata da
pensieri che non si possono trattenere, soprattutto in un momento del genere in
cui era praticamente l’unica cosa da fare. Essere fisicamente sola mi
terrorizzava proprio per questo. Almeno,
la quarantena mi è stata utile per qualcosa di fondamentale: ho avuto tempo di
ascoltarmi. Sono stata strappata via con la forza dai miei ritmi frenetici che
mi lasciavano solo il tempo di agire senza pensare per poi avere l’occasione di
riflettere sui miei bisogni, sul mio carattere e sulle mie emozioni. Se questo
periodo non fosse esistito, non sarei cresciuta mentalmente come mi è successo
e non avrei scoperto delle amicizie meravigliose. All’uscita dal lockdown
iniziai ad apprezzare a pieno la bellezza della spiaggia su cui avevo
l’opportunità di camminare, del mare, delle piante, della serenità delle
passeggiate. Di tutti i posti del mio piccolo mondo che avevo sempre dato per
scontati, ma che a rivederli a giugno mi veniva da piangere.
Quei mesi sono stati una lezione di vita per me, che mi hanno
insegnato tanto sia su di essa, che su di me. Li ricordo con tristezza e con un
peso sul cuore per le brutte immagini che abbiamo visto e per tutte le
difficoltà sia personali che collettive che abbiamo passato, ma li vedrò sempre
anche come un momento di forza indescrivibile che mi ha portata ad essere la
persona che ora rispetto, che capisco, che sono e che amo.
mercoledì 6 gennaio 2021
Generazione Z o Gen Z
Il termine "Generazione Z" o "Gen-Z" identifica la generazione che va dal 1996 fino all'anno 2010. Un aspetto molto importante di questa generazione è l'utilizzo diffuso di internet quasi fin dalla nascita ed incide poi per una parte significativa nel loro processo di socializzazione.
La tecnologia mobile, i social media e l'uso costante di internet sono diventati così importanti tanto che oltre ad essere utilizzati come strumento per essere aggiornati su ciò che succede nel mondo, vengono impiegati soprattutto per rapportarsi con gli altri e per mantenere vive le relazioni con persone vicine e lontane.
Da qui lo spazio agli individui della Gen Z